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Domenico34 – Il comportamento dell’uomo in conformità a quel che crede – Sommario, Presentazione, Introduzione. Capitoli 1-10

Ultimo Aggiornamento: 25/04/2012 00:54
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Sesso: Maschile
11/04/2012 00:15

Ora il monarca, davanti a quell'evidenza, afferma ed ordina nello stesso tempo:

«Benedetto sia il Dio di Sadrac, di Mesac, e di Abed-Nego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi che hanno confidato in lui, hanno trasgredito l’ordine del re, hanno esposto i loro corpi per non servire né adorare alcun altro Dio che il loro.
Perciò ordino quanto segue: chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, dirà male del Dio di Sadrac, Mesac e Abed-Nego, sia fatto a pezzi e la sua casa ridotta in un letamaio; perché non c’è nessun altro dio che possa salvare in questo modo»
(vv. 28-29).

RIFLESSIONI

Davanti al racconto biblico, alcune riflessioni si impongono, per dare forza al tema del nostro libro: L’uomo si comporta ed agisce in conformità a ciò che crede.

1. La fermezza e la costanza dei tre giovani Ebrei, per ciò che riguardava la loro fede in Dio e la fedeltà alla Sua legge, è stata dimostrata nei momenti più difficili della loro esistenza. Parlare di credere in Dio e alla Sua Parola, quando tutto è calmo e le cose attorno a noi vanno nel giusto verso, è una cosa, mentre sostenerli davanti ad una prova di fuoco, è tutto diverso. Sadrac, Mesac ed Abed-Nego, non erano dei credenti superficiali, pronti a sbandierare la loro credenza in Dio, quando erano soli nelle loro case e quando si trovavano nei loro posti di lavoro. Erano veri credenti, nel senso che, non avevano nessuna difficoltà a rivelare pubblicamente, e davanti a chiunque, quello che essi credevano. Se avessero potuto esprimersi nella stessa maniera come ha fatto l’apostolo Paolo: So in chi ho creduto (2 Timoteo 1:12), l’avrebbero fatto con piena cognizione di causa, ripetendo le stesse parole.
Un vero credente, non ha paura delle minacce che potrebbe subire a motivo della sua fede in Cristo; ma sarà pronto a subire qualsiasi disprezzo, privazioni e finanche la confisca dei suoi beni, pur di rimanere fedele al suo Signore e Salvatore, Gesù Cristo.

2. La fedeltà di una persona alla legge divina, sarà messa alla prova, non con le sole parole, ma con azioni ferme e decise che tutti possono vedere. Un credente che vuole piacere a chi lo ha salvato, non cercherà di attirarsi la simpatia e l’approvazione di chi gli sta vicino; sarà cordiale ed amichevole con tutti, ma terrà in debita considerazione, la volontà del suo Signore. Si possono benissimo applicare le parole di Gesù:

Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Matteo 7:21).

Davanti ad una minaccia che imponeva di non parlare a nessuno del nome di Gesù, Pietro e Giovanni risposero:

«Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio.
Quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste e udite»
(Atti 4:19-20).

3. La Bibbia afferma che Dio onora quelli che l’onorano (1 Samuele 2:30). La migliore maniera di onorarlo, è quando si mette in pratica la Sua Parola. I tre giovani Ebrei si ricordarono sicuramente, del divieto divino, di servire e adorare altri dèi (Esodo 20:3-5; Deuteronomio 6:13-14). In conseguenza di ciò, si rifiutarono di servire e adorare gli dèi babilonesi. Ogni forma d'idolatria, è abominevole al Signore; i veri credenti sanno ben guardarsi da essa (1 Giovanni 5:21) e adoreranno solo Dio in spirito e verità (Giovanni 4:24).

4. La fermezza e la determinazione di affrontare l’autorità di Nabucodonosor e sfidare la morte, per i tre giovani Ebrei, ciò derivava dalla loro fedeltà alla Parola del Signore e dalla certezza, che il loro Dio, aveva il potere di salvarli e di liberarli dal fuoco della fornace ardente e dalla mano del re di Babilonia. Quando la nostra fede è ferma e non traballa, sia davanti alle minacce e sia davanti alla morte, sarà da essa che si ricaveranno le forze necessarie, per sfidare ogni potenza diabolica, e uscirne vittoriosi.

Il fuoco della fornace ardente potrebbe essere una serie di prove particolari, che tocca gli interessi economici di una nostra attività commerciale; una sofferenza fisica prolungata nel tempo, derivata da malattie; difficoltà di ogni genere nella nostra vita di famiglia; scarsezza economica e mancanza di risorse materiali, necessarie alla nostra sopravvivenza. Qualunque nome si dia al fuoco ardente della fornace, se si crede che il nostro Dio ha il potere di salvarci e liberarci da essa, il fuoco di questa fornace, consumerà solamente i “legami” che altri ci hanno messo addosso. Tutto ciò che appartiene a noi, cioè che fa parte della nostra vita, della nostra esperienza cristiana: la fede in Cristo, la certezza che Egli è con noi, il potere divino a nostro favore, la giustizia di Cristo che ci copre e ci adorna, il fuoco della prova, della malattia, della difficoltà di ogni genere, non potrà distruggerci. Dio stesso che a volte permette di essere gettati in questa fornace, sarà Colui che ci farà uscire da essa, non come sconfitti e distrutti, ma come veri trionfatori, a lode e gloria del Suo Nome.

Nessuno si alluda: ognuno di noi si comporterà ed agirà, sempre in conformità a ciò che si crede. Dio è fedele in tutto ciò che promette:

Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà (Isaia 43:2),

Si continuerà il prossimo giorno…
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