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Domenico34 – Il comportamento dell’uomo in conformità a quel che crede – Sommario, Presentazione, Introduzione. Capitoli 1-10

Ultimo Aggiornamento: 25/04/2012 00:54
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Sesso: Maschile
03/04/2012 00:13

Ora il nostro scopo è di parlare dell’apostolato di Paolo, — non perché il suo apostolato sia più importante o diverso degli altri — ma semplicemente perché ci aiuta meglio a capire e sviluppare il nostro tema: “L'uomo si comporta ed agisce in conformità a quello che crede”.

b) La forma linguistica che viene adoperata


1. Apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio

Paolo, con riferimento al suo apostolato, ci tiene a precisare che egli è un apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio (cfr. 1 Corinzi 1:1; 2 Corinzi 1:1; Efesini 1:1; Colossesi 1:1; 2 Timoteo 1:1).

Se egli si presenta in questo modo, non è solamente per difendersi da coloro che gli contestavano il suo apostolato, ma principalmente per mettere in risalto la sua provenienza. Specificando che egli è apostolo per volontà di Dio, i destinatari delle sue epistole, dovevano escludere, in maniera categorica che, il suo apostolato, non gli era stato conferito da qualche autorità umana.

Questa sua affermazione, specialmente per i contestatari, poteva suonare come un’esaltazione personale. Per Paolo, però, che non teneva conto cosa pensassero i suoi oppositori, era la maniera più concisa, semplice e ferma nello stesso tempo, per far conoscere a chiunque, la volontà di Dio per la sua vita. Che in lui ci fosse la certezza di essere un apostolo di Gesù Cristo, non perché lui l’avesse scelto o desiderato, ma semplicemente per avere accettato “la volontà di Dio”, era abbastanza evidente. Era, infatti, questa sua consapevolezza, che nella vita pratica si trasformava in una ferma convinzione, che gli dava forza e coraggio, per superare i tanti ostacoli che si presentavano nel suo cammino. Il suo comportamento e il suo agire, nel mandato del suo apostolato, affondavano le sue radici e lo motivavano, proprio in conformità a ciò che egli credeva.

Se Paolo, per un'assurda ipotesi, non avesse avuto la certezza che il suo apostolato era per la volontà di Dio, al primo ostacolo, o alla prima contestazione, egli si sarebbe arreso, fermato e ritornato indietro.

Questo è vero anche per i nostri giorni e per tutti i servitori del Signore! Gli ostacoli, gli impedimenti, le contestazioni, ci sono stati sempre e sempre ci saranno! È necessario, per superare ogni forma d'impedimento che, la persona che svolge un’attività ministeriale, abbia la certezza di trovarsi nella volontà di Dio. Sarà, infatti, in conformità a questa certezza, che il nostro comportamento e il nostro agire, avranno piena validità e giustificazione.

2. Servo di Dio e apostolo di Gesù Cristo

Nell’epistola a Tito, viene affermato che Paolo è un servo di Dio e apostolo di Gesù Cristo (Tito 1:1). In questa presentazione, l’elemento principale che viene messo in risalto, è la dipendenza di Paolo. I servi erano persone dipendenti, cioè al servizio dei loro padroni. Di conseguenza, non potevano agire di propria volontà e ignorare l’autorità che stava sopra di loro. Tutto quello che compivano, era sempre subordinato all’approvazione dei loro signori. Se qualcuno li contestava in ciò che compivano, potevano rispondere con fermezza: nel nostro comportamento e nel nostro agire, stiamo facendo quello che ci ha detto il nostro padrone. Quello che contava, non era tanto quello che altri potevano pretendere da loro, quanto piuttosto quello che esigevano i loro signori.

Con la qualifica di servo di Dio, non solo Paolo dichiarava la sua dipendenza, ma metteva anche in risalto che quello che egli stava compiendo, nel proclamare l’evangelo di Gesù Cristo, in effetti, era un “servizio” che compiva al suo padrone che lo aveva chiamato a sé, per svolgere quel lavoro. Egli, infatti, si sentiva obbligato di ringraziare il suo Signore, per la consapevolezza che aveva che Gesù Cristo, gli aveva accordato la sua fiducia.

Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me 1 Timoteo 1:12).

Questo naturalmente, lo spingeva nel suo comportamento e nel suo agire, ad essere fedele all’incarico ricevuto.

3. Paolo si presenta come servo di Cristo Gesù

Paolo, ai credenti di Roma, si presenta come servo di Cristo Gesù, chiamato ad essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio (Romani 1:1). Lui è consapevole che il suo apostolato, cioè l’essere stato inviato, è una chiamata divina; e se Dio lo ha messo a parte, lo ha fatto esclusivamente per il Suo vangelo. Ecco, perché, in un altro passaggio, afferma:

se evangelizzo, non devo vantarmi, poiché necessità me n’è imposta; e guai a me, se non evangelizzo! (1 Corinzi 9:16).

Quando era prigioniero a Roma, scrivendo la sua epistola ai Filippesi, così si esprime:

Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo;

Si continuerà il prossimo giorno…
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