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Domenico34 – Il comportamento dell’uomo in conformità a quel che crede – Sommario, Presentazione, Introduzione. Capitoli 1-10

Ultimo Aggiornamento: 25/04/2012 00:54
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02/04/2012 00:17

b) Ho finito la corsa

Paolo considera tutta la sua vita, come una corsa, (naturalmente, in senso figurativo). Si sa che quest’uomo, in tutto il tempo del suo ministero, in modo particolare, ha incontrato tanti ostacoli nel suo cammino, che potevano fermarlo nella sua corsa. Egli però, da bravo atleta che era, non si perde d’animo, non si fermò; non alzò le sue mani in segno di arresa, come per dire: non ce la faccio più; non avverto in me le forze necessarie per continuare, conviene fermarmi nella mia corsa. No! Egli non si arrende; non si ferma, davanti al tracciato del suo percorso, ma continua a correre fino alla fine.

Ecco perché ora può affermare: Ho finito la corsa. Non sono stati gli altri che hanno portato a termine la corsa; anche se ci sono stati tanti, prima di lui, che l’hanno fatto e portata a termine, ma è stato lui. La sua affermazione non ha il senso di sentirsi meglio degli altri; più abile e fortunato, ma vuole esprimere la sua tenace e persistente resistenza, davanti a tutto ciò che ha incontrato nella sua vita. E, pensare che l’apostolo, durante tutto l’arco del suo pellegrinaggio, ha dovuto fare fronte a dure persecuzioni, maltrattamenti, battiture; esposto a vari pericoli (anche quello di trovarsi tra falsi fratelli) (cfr. 2 Corinzi 11:16-26). Ma nonostante ciò, non si è mai arreso; non si è fermato, ma ha continuato fino alla fine della corsa.

c) Ho conservato la fede

La fede, non in se stesso o in altri, ma quella in Cristo Gesù, era per l’apostolo Paolo, l’elemento primario e fondamentale di tutta la sua esistenza. Egli ben sapeva, che la sua salvezza, aveva le sue radici, in Cristo Gesù, e per la fede in Lui (Efesini 2:8).

Le varie imprese che aveva portato a termine, nel suo ministero apostolico, le aveva compite per la grazia di Dio (1 Corinzi 15:10). Non aveva seguito l’esempio di certuni ...che avevano fatto naufragio quanto alla fede (1 Timoteo 1:19). Neanche era andato dietro a coloro che si erano sviati, come Dema, per avere amato il mondo (2 Timoteo 4:10). Non aveva considerato la fede, come qualcosa di poco valore, da lasciarla e buttarla via, ma la valutava come un gioello di gran valore, da meritare di essere conservata.

In vista di queste precise considerazioni, e, valutando il tracciato che aveva percorso e la sua perseveranza nel combattere il buon combattimento, nel terminare la corsa e nel conservare la fede, può ora volgere il suo sguardo verso il suo Signore, che è anche il giusto giudice, dal quale riceverà la corona di giustizia, (a dispetto di tutte le ingiustizie che ha subito nella sua vita), e non solo lui, ma anche tutti quelli che avranno amato la sua apparizione (v. 8).

Non c’è espressione più significativa, che chiuda la storia della vita di un sant'uomo di Dio, quale era Paolo, nella situazione di quello che abbiamo detto, di sentirgli dire, scandendo bene le parole: A Lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen! (4:18).

PS: Se al termine del capitolo 3 ci sono domande da fare, fateleliberamente e risponderemo con premura




Capitolo 4




PAOLO APOSTOLO DI GESÙ CRISTO



Il ministero apostolico di Paolo, è ben documentato nel Nuovo Testamento. Anche se la forma è varia, non cambia però il significato. In questo capitolo, esamineremo i diversi elementi che lo compongono.

a) Il significato etimologico del termine apostolo


Il significato del termine apostolo (gr. apostolos) significa “inviato”.
«Nel N.T. non designa mai l’atto dell’inviare o, in senso traslato, l’oggetto dell’invio, ma è la designazione di un uomo che è inviato e precisamente di un plenipotenziario» [Per conoscere la storia del concetto di apostolo, il suo sviluppo e la sua possibile derivazione, cfr. K.H. Rengstorf, GLNT, Vol. I, col. 1088-1192; J.A. Bühner, Dizionario Esegetico del N.T., Vol 1, col. 379-388. Cfr. particolarmente D. Müller, in Dizionario dei concetti del Nuovo Testamento, pagg. 127-136, per conoscere le varie spiegazioni che gli studiosi hanno dato all’argomento].

Dei dodici, con la qualifica di apostoli, che vengono nominati nel Nuovo Testamento (Matteo 10:2), solo Pietro si presenta col titolo di “apostolo di Gesù Cristo”, nelle sue due epistole (1 Pietro 1:1; 2 Pietro 1:1). Gli altri apostoli-scrittori: Giacomo, Giovanni e Giuda, non si presentano con questo titolo, non perché non lo siano, ma perché hanno preferito presentarsi come servo di Dio e di Gesù Cristo (Giacomo 1:1); servo di Gesù Cristo (Giuda 1), mentre Giovanni non usa nessuna forma di presentazione per farsi riconoscere; lo si riconosce dallo stile e dal frasario che egli adopera. Poiché Giovanni viene abitualmente definito l’apostolo dell’amore, e tenuto conto che nelle tre epistole che portano il suo nome, i termini: “Amore”, “amare”, vengono spesso ripetuti, da questo si deduce che chi ha scritto queste tre lettere, è Giovanni, l’apostolo, figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo (Matteo 4:21).

Si continuerà il prossimo giorno…
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