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Domenico34 - La prima moltiplicazione dei pani – Sommario, Prefazione, Introduzione. Capitoli 1-4

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2012 00:07
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10/03/2012 00:06

Da quello che dice Salomone, nei due summenzionati testi, appare chiaro il valore e l’importanza dell’insegnamento. L’insegnamento è una luce perché illumina la mente e il cuore per quanto riguarda la conoscenza della volontà di Dio, la comprensione della Sua Parola, e tutte quelle verità che riguardano l’insieme dottrinario del cristianesimo e l’etica cristiana, vista soprattutto dal punto di vista degli scritti neotestamentari.

L’insegnamento è vita, perché riguarda essenzialmente le relazioni di comunione che intercorrono tra Dio e l’uomo. In questa relazione di comunione è anche compresa quella parte che riguarda gli uomini tra loro.
È certissimo che Gesù nell’«insegnare molte cose» a quelle folle, anche se il testo evangelico non precisasse su quali punti si sia soffermato, non avrà trattato di materie scolastiche, come per esempio: la matematica, la fisica, l’astronomia e via di questo passo.

Egli non era venuto in questo mondo per compiere una simile attività; si occupava essenzialmente dell’insegnamento per quanto riguarda la conoscenza della volontà di Dio, il regno di Dio, e tutte quelle istruzioni inerenti all’amore di Dio e del prossimo, l’abbandono della propria vita nelle mani del Padre celeste, con la piena certezza e consapevolezza che egli prende cura di noi. Insegnare le persone intorno a queste cose, significa prepararli ad esperimentare nella loro vita la potenza di Dio, e tutte quelle manifestazioni della fedeltà e della bontà di Dio nei confronti dell’uomo bisognoso della sua grazia.

6. L’INTERVENTO DEI DISCEPOLI PRESSO IL MAESTRO


Ed essendo già tardi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e gli dissero: questo luogo è deserto, ed è già tardi. Licenzia questa gente perché se ne vada nelle campagne e nei villaggi all’intorno a comprarsi del pane, perché non ha nulla da mangiare (vv. 35,36).

L’orario tardi, il luogo deserto e il fatto che la gente non ha nulla da mangiare, spinge i discepoli ad intervenire presso il Maestro, affinché mandi a casa quella folla. Non bisogna giudicare i discepoli e classificarli come persone che non hanno fede.

Indubbiamente, la loro fede è ancora poca e non riescono ad intravedere che in quel luogo deserto, sinonimo d'impossibilità umane, può esserci una logica soluzione per la mancanza di cibo per quella folla. Quando le persone vengono meno nella loro fede e i discepoli di Gesù non sono esclusi si riesce a vedere e a metterne in evidenza solamente l’ora tardi e il luogo deserto. A questo punto non è la gran folla che deve imparare ad aver fede in Gesù; devono impararlo i suoi discepoli, perché sono loro che hanno manifestato quella seria preoccupazione.

Da un punto di vista umano, non si può sprezzare l’intervento dei discepoli presso il Maestro, senza negare l’obbiettività della loro osservazione. Nella loro logica, i discepoli avevano ragione; e, il loro suggerimento di licenziare la folla, era più che giustificato, quindi, bisognava accettarlo in pieno, senza ulteriori ritardi. Gesù però, a differenza dei suoi discepoli, che già intravedeva come quella gran folla sarebbe stata saziata, coglie il momento giusto per condurre i suoi allievi ad un livello di fede che ancora non avevano raggiunto, per dare loro la possibilità di vedere la potenza miracolosa di Gesù in azione.

La risposta fu: Date voi a loro da mangiare. Questa parola, che poi è un ordine, non deve essere interpretata come un netto rifiuto e neanche come un severo rimprovero, ma deve essere intesa come un'opportunità che Gesù concede ai suoi discepoli per elevarli al disopra della folla ed entrare in quella sfera d’azione ove la loro responsabilità appare nella sua giusta dimensione.

7. IL SENSO DELLA RISPOSTA DEI DISCEPOLI

Se Gesù non avesse detto loro: Date voi a loro da mangiare, difficilmente i discepoli si sarebbero espressi in quei termini.

...Dobbiamo andare noi a comprare del pane per duecento denari e dare loro da mangiare? (v. 37).

L’intervento dei discepoli presso il Maestro, prevedeva che la folla venisse licenziata e che ognuno fosse messo in condizione di andare per le campagne e per i villaggi a comprarsi da mangiare. Davanti alla precisa parola di Gesù, i discepoli non vedono altra scelta e non intravedono altra soluzione. Dal momento che la folla non viene licenziata e non va a comprarsi da mangiare, tocca a loro andare e comprare il pane. Notate come i discepoli, non comprendendo la parola di Gesù, invertono i termini. Gesù non aveva ordinato di andare a comprare il pane per dare da mangiare alla folla, aveva solamente detto: Date voi a loro da mangiare. Quando la parola del Maestro non viene compresa, e, soprattutto la mente e il cuore non vengono illuminati dalla fede, si fa presto a voler fare qualcosa che il Signore non ha detto.

Il fatto che i discepoli danno la risposta in forma interrogativa, denota in se stesso un certo senso di perplessità. Duecento denari, era una somma equivalente alla paga di 200 giornate lavorative di un operaio. Si vede subito che quella somma, per un piccolo numero, quali erano i discepoli, non avevano grandi entrate ammesso che avevano quella cifra, era una gran cifra.

Si continuerà il prossimo giorno...
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