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Domenico34 - La prima moltiplicazione dei pani – Sommario, Prefazione, Introduzione. Capitoli 1-4

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2012 00:07
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09/03/2012 00:11

Notate che il pastore sacrifica la sua vita per il suo gregge; non fa lo stesso per quelli che non gli appartengono (v. 12). Anche Davide, con l’azione descritta in 1 Samuele 17:34,35, dice la stessa cosa. Se egli liberò la pecora dalla bocca del leone e dell’orso, e mise in pericolo la sua vita, lo fece perché quella pecora era di proprietà di suo padre; era quindi qualcosa che gli apparteneva, di conseguenza non poteva rimanere indifferente e passivo.

Mancanza di aiuto


Il pastore è guida per il gregge, difesa, protezione e aiuto. La pecora ha bisogno di essere guidata al pascolo e alle acque; ha necessità di essere protetta e liberata quando viene assalita dalle belve, ed ha anche bisogno di essere aiutata quando cade.

Quest’ultimo pensiero, può essere maggiormente sviluppato quando pensiamo alla parabola della pecora smarrita, narrata da Luca, al capitolo 15 del suo evangelo. In quella parabola si parla della caduta e dello smarrimento di una pecora, e, nello stesso tempo si mette in risalto l’impossibilità che la pecora ha di risollevarsi.

Vediamo lo zelo e lo slancio del pastore che lasciando le novantanove nel deserto, va in cerca dell’unica che si era smarrita, non curandosi delle difficoltà che incontrerà, dei sacrifici che dovrà affrontare, per riportare all’ovile, quella sola persona che non si trovava più assieme alle altre.

Il lavoro che attende il pastore non è facile e lieve, è piuttosto pieno di rischi e pericoli. Ma per l’amore che porta verso quella pecora smarrita, è disposto a tutto. La sua ricerca non è sommaria e superficiale; è minuziosa e piena. Non si ferma alle prime battute, non si avvilisce davanti all’intemperie, non si stanca col passare del tempo; la sua meta è una: trovare a qualsiasi costo la smarrita. Egli interpreta la situazione nella quale può trovarsi la sua pecora, a causa del suo smarrimento, pensa, con cuore palpitante, alle sofferenze che sta subendo, immagina il posto dove potrebbe trovarsi incastrata, tra le spaccature di una rupe, e, pensando all’impossibilità di liberarsi da sola, di più si accende nel suo cuore l’amore e lo zelo per ritrovare e salvare la sua pecora, prima che questa muoia.

Finalmente, dopo un estenuante lavoro di minuziosa ricerca, riesce a scorgere la sua pecora, tra le fessure di una roccia. A prima vista gli sembra che sia morta, ma poi scorge che ancora ha fiato; è solamente sfinita, stanca ed abbattuta in se stessa. Egli la prende con estrema cura e tenerezza, come se le speranze di sopravvivenza dipendessero dalle sue gesta. La tira fuori di quella fessura e la porta in un luogo sicuro. Ben presto il pastore si accorge che la pecora non ha neanche la forza di reggersi in piedi; non si avvilisce, non si scoraggia, non pensa alla sua stanchezza, bensì a quella della sua pecora, e con un atto pronto e risoluto, si china verso la sua bestiola, la carica sulle spalle e la porta sana e salva all’ovile.

Qui c’è la descrizione minuziosa di tutta la storia della redenzione; dell’opera che Gesù, il Figlio di Dio, venne a compiere in favore delle anime perdute. Luca, dice, che Gesù venne per cercare e per salvare ciò che era perduto (Luca 19:10).

Ritornando alla prima parte di Marco 6: 34, leggiamo che Gesù si mosse a compassione verso quella grande folla, perché erano come pecore senza pastore. La compassione di Gesù, deve essere inquadrata in relazione a quello che egli vide. Gesù non è come un qualsiasi uomo che davanti a una situazione pietosa, rimane indifferente; egli ha un cuore troppo tenero; ha una sensibilità straordinaria per comprendere lo stato d’animo di un peccatore ed infine ha un amore smisurato per aiutare e salvare il bisognoso.

La sua compassione quindi, non è una pura e semplice commiserazione, mirante la parte fisica dell’uomo; non si limita ad un solo pronto intervento, non usa discriminazione di razza e di ceto, non è fermato da circostanze e situazioni particolari; egli va in fondo nella Sua azione, raggiunge l’anima, la parte intima dell’essere umano. È proprio in quella parte dell’uomo che Egli, quale pastore divino, vuole guidare verso le acque riposanti, verso i paschi di erba tenera, verso sentieri di giustizia e di dirittura. Egli vuole proteggere la vita del peccatore, da ogni assalto nemico, per liberarlo da ogni difficile situazione, ed infine, Gesù vuole essere il nostro aiuto, per liberarci dalla nostra stanchezza e sollevarci nelle nostre cadute, in modo che possiamo godere la gioia di una vita guidata, protetta ed aiutata dalla Sua mano divina.

5. GESÙ INSEGNÒ MOLTE COSE

...E prese ad insegnare loro molte cose. Avendo considerato il vedere di Gesù e la sua compassione, ora consideriamo l’insegnamento che diede a quella folla. In questa parte della descrizione evangelica, ci piace la frase di Marco a questo riguardo, soprattutto quando teniamo presente l’importanza e il valore dell’insegnamento, visto soprattutto nel contesto biblico, e non solamente dal lato linguistico. Certo, non possiamo ignorare questo.

L’inguisticamente parlando, il verbo, greco didasko significa: Istruire, ammaestrare, addestrare, educare, ecc.; mentre dal punto di vista biblico l’insegnamento è:

Una luce (Proverbi 6:23)
La vita (Proverbi 4:13).

Si continuerà il prossimo giorno...
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