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Domenico34 – Fare del bene per amore di qualcuno – Sommario, Presentazione, Introduzione. Capitoli 1-10.

Ultimo Aggiornamento: 23/01/2012 00:05
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16/01/2012 00:16

Capitolo 9




IL GIROVAGARE DI DAVIDE




1. DAVIDE SALVA CHEILA DAI FILISTEI

Davide consulta Dio

Vennero a dire a Davide: «Ecco, i Filistei hanno attaccato Cheila e saccheggiato le aie».
E Davide consultò il SIGNORE, dicendo: «Devo andare a sconfiggere questi Filistei?» Il SIGNORE rispose a Davide: «Va’, sconfiggi i Filistei e salva Cheila».
Ma la gente di Davide gli disse: «Tu vedi che già qui in Giuda abbiamo paura; che sarà di noi, se andiamo a Cheila contro le schiere dei Filistei?
Davide consultò di nuovo il SIGNORE, e il SIGNORE gli rispose e gli disse: «Alzati, scendi a Cheila, perché io darò i Filistei nelle tue mani».
Davide dunque andò con la sua gente a Cheila, combatté contro i Filistei, portò via il loro bestiame e inflisse loro una grande sconfitta. Così Davide liberò gli abitanti di Cheila.
Quando Abiatar, figlio di Aimelec, si rifugiò presso Davide a Cheila, portò con sé l’efod.
Saul fu informato che Davide era giunto a Cheila. Saul disse: «Dio lo dà nelle mie mani, poiché è venuto a rinchiudersi in una città che ha porte e sbarre».
Saul dunque convocò tutto il popolo per andare alla guerra, per scendere a Cheila e cingere d’assedio Davide e la sua gente.
Ma Davide, avendo saputo che Saul tramava del male contro di lui, disse al sacerdote Abiatar: «Porta qua l’efod».
Poi disse: «SIGNORE, Dio d’Israele, il tuo servo ha sentito come cosa certa che Saul cerca di venire a Cheila per distruggere la città a causa mia.
Gli abitanti di Cheila mi daranno nelle sue mani? Saul scenderà davvero come il tuo servo ha sentito dire? SIGNORE, Dio d’Israele, fallo sapere al tuo servo!» Il SIGNORE rispose: «Scenderà».
Davide chiese ancora: «Gli abitanti di Cheila daranno me e la mia gente nelle mani di Saul?» Il SIGNORE rispose: «Vi daranno nelle sue mani»
(1 Samuele 23:1-12).

Dal massacro che ci fu a Nob, quando Saul fece uccidere i sacerdoti del Signore, Achimelec e tutta la sua famiglia, uno dei suoi figli, di nome Abiatar, scampò e si rifugiò presso Davide, al che Davide, invitandolo a restare con lui, lo assicurò che sarebbe stato al sicuro (22:20,23).

Nella spelonca di Adullam, abbiamo lasciato Davide con quattrocento uomini; mentre per l’impresa di salvare Cheila, ne ha a sua disposizione seicento. Questo significa che ci sono stati altri duecento che si sono aggiunti a lui (23:13).

Di questi nuovi arrivati non si afferma che erano in difficoltà, indebitati e scontenti, come per il primo contingente, altrimenti il testo sacro l’avrebbe specificato; quindi, si trattava, senza dubbio, di persone normali.

Quando arrivò a Davide la notizia che i Filistei avevano attaccato Cheila e saccheggiato le aie, è interessante notare che Davide prima di prendere una qualsiasi decisione, colsultò il Signore, (sicuramente a mezzo del sacerdote Abiatar, visto che egli aveva presso di sé l’efod) per sapere se avrebbe dovuto andare a salvare il popolo di Cheila, dalle mani dei Filistei.

La decisione di consultare Dio, non proveniva dal fatto che fosse arrivata a Davide una richiesta di aiuto da parte degli abitanti di Cheila.
Siccome, il testo non ne fa il minimo accenno, ciò significa che non c’è stata.

Alla richiesta di Davide se deve andare a sconfiggere quei Filistei, il Signore risponde: va', sconfiggi i Filistei e salva Cheila. Ecco un uomo pronto a fare del bene!

A questo punto gli uomini che si trovano con Davide, manifestano la loro paura (23:3).

È naturale chiedere: si tratta del primo contingente, (dato che di loro si specifica che erano persone in difficoltà, indebiate e scontenti) oppure si trovava anche dei nuovi arrivati?

Niente di strano che si trattasse dei primi uomini arrivati da Davide; questo però non esclude che ciò si trovasse anche negli altri, cioè nel secondo gruppo. Il rilievo che facciamo per quanto riguarda la paura, non ha tanta importanza sapere se si trovasse nei primi o nei secondi; l’importanza risiede nel fatto che c’era.

Davide sa che non dovrà andare solo a combattere contro i Filistei; dovrà andarci assieme ai suoi seicento uomini. Ma se questi hanno paura di combattere contro i Filistei, come farà ad affrontare quel combattimento?

La risposta del Signore

Davanti a questa situazione, Davide consultò di nuovo il Signore, e, il Signore gli rispose e gli disse: «Alzati, scendi a Cheila, perché io darò i Filistei nelle tue mani».

La risposta che Dio diede a Davide la seconda volta, non fu solamente: Va’ a combattere contro i Filiste”, ma aggiunse anche, Io darò i Filistei nelle tue mani.

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17/01/2012 00:10

Davanti a una simile risposta, Dio, in pratica, aveva risolto il problema della paura di quegli uomini. Sono sicuro che gli uomini che avevano paura a combattere contro i Filistei, quando Dio disse a Davide che gli aveva dato nelle sue mani quegli invasori, furono liberati dalla paura e resi forti e coraggiosi per affrontare quei nemici e liberare gli abitanti di Cheila.Infatti, il testo non parla più che gli uomini di Davide avevano paura dei Filistei, ma precisa:

Davide dunque andò con la sua gente a Cheila, combatté contro i Filistei, portò via il loro bestiame e inflisse loro una grande sconfitta. Così Davide liberò gli abitanti di Cheila (1 Samuele 23:5).

La risposta di Dio alla preghiera dei Suoi figli, ha sempre risolto i problemi in mezzo al popolo del Signore, sia per i capi, dando loro certezza e assicurazione e anche per il popolo, infondendo coraggio. In conclusione, non saranno solamente i capi a dover combattere contro il nemico, ma avranno assieme a loro anche il popolo, sottomesso alla loro autorità e così condurranno in porto le loro imprese, a beneficio di altri.

Saul informato che Davide si trova a Cheila


Chi ha portato la notizia a Saul che Davide si trovava a Cheila, non c'è dato di saperlo. Sentendo che Davide era andato a Cheila, e, sapendo che la città ha porte e sbarre, Saul è convinto che Dio gli ha dato nelle sue mani, l’uomo che egli insegue con ostinata determinazione, cioè Davide (v. 8).

Egli però ha fatto i conti senza l’oste, come si direbbe in gergo, comunemente! Il fatto che Davide si trovi in una città che ha porte e sbarre, non significa, però, che già si trovi nelle mani di Saul.

La sua affermazione potrebbe avere credito, se l’avesse fatta nella città di Cheila, cioè se Saul con i suoi uomini, si trovasse già sul posto. Mettere poi Dio in mezzo, come se Egli avesse voltato le spalle a Davide e avesse rivolta la Sua faccia verso Saul, era quanto meno arbitrario, se non addirittura arroganza.

Anche se Saul non vuole prendere atto che il Signore lo ha già lasciato e ha affidato l’incarico di regnare su Israele, ad un altro migliore di lui, la verità però è proprio questa. Allora, com'è possibile che Dio avesse dato nelle mani di Saul, Davide, l’uomo secondo il cuore di Dio, scelto da Lui stesso per regnare sopra il Suo popolo?

Ecco, l’arroganza e la presunzione di un uomo, che non ha nessuno scrupolo a dare la caccia a Davide, perché lo vuole uccidere a qualsiasi costo!

Davide consulta Dio per una situazione particolare

Davanti alla minaccia che incombe su di lui, prima di prendere una qualsiasi decisione, Davide si rivolge al suo Dio, e gli chiede due cose:

1) Saul verrà a Cheila?
2) Gli abitanti di Cheila, mi daranno nelle sue mani? Il Signore gli rispose che Saul effettivamente verrà a Cheila e gli abitanti di questa città lo daranno nelle sue mani.

Davanti a una simile risposta, Davide, non solo conosce in anticipo l’evolversi della situazione, ma, da persona avveduta, non può più rimanere in quel centro abitato, senza cadere nelle mani di Saul.

Se il Signore, invece, gli avesse detto che gli abitanti di Cheila, non lo avrebbero consegnato nelle mani di Saul, probabilmente Davide sarebbe rimasto in quella città con i suoi uomini, a difenderla, da eventuali attacchi che Saul avrebbe potuto sferrare.

È molto importante lasciarsi guidare da Dio, se si vuole esperimentare la protezione divina in nostro favore!

La certezza che Davide ha nei riguardi degli abitanti di Cheila che lo avrebbero consegnato a Saul, e, tenuto conto del bene che la popolazione di Cheila aveva ricevuto da lui, umanamente parlando, era quasi impossibile credere che gli abitanti di quel centro abitato avessero avuto tanta sfacciataggine e manifestato tanta ingratitudine nei confronti del loro liberatore.

Siccome però non fu Abiatar, il sacerdote, a far conoscere quello che sarebbe avvenuto in futuro, ma Dio, Davide, senza fermarsi su considerazioni umane, lascia la città di Cheila e si mette in salvo con i suoi uomini.

«Davide non rimprovera neanche con una sola parola gli abitanti per le loro intenzioni, che egli ha conosciuto mediante l’oracolo. E anche se il Signore è il protagonista dell’azione, colui che tutto guida e governa puntando alla realizzazione dei propri piani, pure Davide appare in questo quadro lo strumento adatto che serve Dio» [Hans Wilhelm Hertzberg, I libri di Samuele, pag. 237].

Così facendo, l’allegrezza che Saul pregustava nel pensare di avere nelle sue mani l’uomo che andava in cerca svanì, perché avuta notizia che Davide aveva lasciato la città di Cheila, non andò più in quel luogo.

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18/01/2012 00:13

RIFLESSIONI SU ALCUNE COSE

Il racconto che abbiamo esaminato, c'induce a fare alcune riflessioni.

1. Davide con i suoi uomini, si trovava nella possibilità di poter fare del bene a persone che erano state assalite dai Filistei.
Egli però, prima di ogni altra cosa, ha voluto sapere dal suo Dio, se doveva andare.
Dipendere dal nostro Dio, in pratica significa dare a Lui le redini della nostra vita, dei nostri propositi, dei nostri piani e della nostra stessa volontà, essere cioè nelle Sue mani, in modo che Egli abbia il comando e ci diriga secondo i Suoi piani e la Sua volontà.
Siccome noi non conosciamo il futuro con le varie situazioni che si presenteranno, non è saggio seguire gli impulsi dei nostri sentimenti e delle nostre vedute e avventurarci a compiere imprese che non sappiamo cosa ci riserveranno.
Mentre, avendo nel cuore la volontà di fare del bene, e, tenendo soprattutto conto della volontà divina, sarà una gioia grande muoverci in quella direzione.
Con la certezza che il Signore è con noi, sarà molto facile affrontare nemici e certe situazioni ed avere vittoria sopra di loro.

2. La paura che si manifesta, come quella degli uomini di Davide, per combattere contro i Filistei, potrebbe fare traballare la nostra fede e mettere in forse la nostra certezza.
Mentre ricorrere a Dio in simili situazioni, significa superare l’ostacolo, poiché il Signore non mancherà di darci ulteriori assicurazioni.

Affrontare il nemico, con la paura in corpo, significa andare sul campo di battaglia senza armi; mentre avere la certezza che Dio è dalla nostra parte, questo ci rende coraggiosi e invincibili. La nostra vittoria, non è basata sui nostri muscoli, sulla nostra abilità di saper fare le cose, ma unicamente nella certezza che il Signore è con noi e che Egli stesso combatte per noi.
Quando il Signore ci assicura con la Sua Parola, leviamoci e andiamo, senza guardare il nemico né la sua strategia che potrebbe mettere in atto contro di noi, ma fissiamo fermamente il nostro sguardo su Chi è fedele alle Sue promesse, e noi le realizzeremo nella nostra vita.

3. Il bene che si fa, non è sempre ricompensato con un marcato senso di gratitudine. A volte le persone che vengono beneficiate, in secondo tempo voltano le spalle, e sarebbero disposti anche a compiere azioni indesiderate contro i benefattori. Quando ciò avvenisse, bisogna tener presente il detto della Scrittura:

Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore.
Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo».
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene
(Romani 12:19-21).

Anche se l’uomo non è sempre retribuito in questa terra, per le opere di bene che compie in favore di qualcuno, tuttavia, c’è la certezza che, nel giorno in cui ci sarà la resa dei conti, davanti a Gesù Cristo, Colui che è stato costituito giudice dei vivi e dei morti (Atti 10:42), Egli stesso avrà in mano il premio, per renderlo a ciascuno secondo che sarà l’opera sua (Apocalisse 22:12).

In vista di questo finale traguardo, è molto importante vivere la nostra vita secondo l’insegnamento della Parola del Signore:

Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo.
Così dunque, finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede
(Galati 6:9-10).

4. La vita dei figli di Dio, è sotto il Suo divino controllo. Nessuno potrà toccarli, secondo l’autorevole parola di Gesù:

Io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre (Giovanni 10:28-29).

Anche se i seguaci di Gesù, potrebbero trovarsi sotto il tiro del nemico e da lui minacciati, quasi a pensare di trovarsi nelle sue mani, Dio che è Sovrano, ha promesso che neppure un capello del loro capo perirà (Luca 21:18).

Perciò, vi esorto a prendere cibo, perché questo contribuirà alla vostra salvezza; e neppure un capello del vostro capo perirà» (Atti 27:34).

Con questa certezza nel cuore, teniamo gli occhi su Gesù (Ebrei 12:2) e continuiamo il nostro cammino di fede.

2. DAVIDE NEL DESERTO DI ZIF

Allora Davide e la sua gente, circa seicento uomini, partirono, uscirono da Cheila e andarono qua e là a caso; e Saul, informato che Davide era fuggito da Cheila, rinunziò alla sua spedizione.
Davide rimase nel deserto, in luoghi sicuri; se ne stette nella regione montuosa del deserto di Zif. Saul lo cercava continuamente, ma Dio non glielo diede nelle mani.
Davide, sapendo che Saul si era mosso per togliergli la vita, restò nel deserto di Zif, nella foresta.

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19/01/2012 00:06

Allora Gionatan, figlio di Saul, si alzò e andò da Davide nella foresta. Egli fortificò la sua fiducia in Dio
e gli disse: «Non temere; poiché Saul, mio padre, non riuscirà a metterti le mani addosso. Tu regnerai sopra Israele, io sarò il secondo dopo di te; e lo sa bene anche Saul, mio padre».
I due fecero alleanza in presenza del SIGNORE; poi Davide rimase nella foresta e Gionatan andò a casa sua.
Gli Zifei salirono da Saul a Ghibea e gli dissero: «Davide è nascosto fra noi, nei luoghi sicuri della foresta, sul colle di Achila, che è a mezzogiorno del deserto.
Scendi dunque, o re, poiché questo è ciò che tu desideri con tutto il cuore, e penseremo noi a darlo nelle mani del re».
Saul disse: «Siate benedetti dal SIGNORE, voi che avete pietà di me!
Andate, vi prego, informatevi con più certezza per sapere e scoprire il luogo dove abitualmente si ferma e chi l’abbia visto là; poiché mi dicono che egli è molto astuto.
Vedete di conoscere tutti i nascondigli dove egli si rifugia; poi tornate da me con notizie certe e io verrò con voi. Se egli è nel paese, io lo cercherò fra tutte le migliaia di Giuda».
Quelli dunque partirono e se ne andarono a Zif, precedendo Saul; ma Davide e i suoi erano nel deserto di Maon, nella pianura a mezzogiorno del deserto.
Saul con la sua gente partì in cerca di lui; ma Davide, che ne fu informato, scese dalla roccia e rimase nel deserto di Maon. Quando Saul lo seppe, andò in cerca di Davide nel deserto di Maon.
Saul camminava da un lato del monte e Davide con la sua gente dall’altro lato; e come Davide affrettava la marcia per sfuggire a Saul e Saul e la sua gente stavano per circondare Davide e i suoi per impadronirsene,
arrivò a Saul un messaggero che disse: «Affréttati a venire, perché i Filistei hanno invaso il paese».
Così Saul smise d’inseguire Davide e andò ad affrontare i Filistei; perciò quel luogo fu chiamato Sela-Ammalecot (1 Samuele 23:13-28).

Scampato dalla minaccia di essere consegnato nelle mani di Saul, e, lasciata la città di Cheila, Davide con i suoi seicento uomini, se ne va nella regione montuosa del deserto di Zif, per mettersi al sicuro dalla persistente minaccia persecutoria di Saul.

Egli ha scelto il deserto, come sua dimora, probabilmente tenendo presente il pericolo che corse a Cheila, quando questi abitanti, erano disposti a consegnarlo nelle mani di Saul.

In questa zona desertica, può essere più tranquillo, pensando soprattuto che non ci sono persone che lo possano tradire e facilitare a Saul la sua cattura, anche se più tardi dovrà ricredersi e conoscere altri disposti a mettersi dalla parte di Saul.

«Davide si sente veramente braccato e stanato in una caccia senza quartiere; sa che Saul gli è sempre alle costole e non perde la sua traccia. Perciò è importante la nota iniziale (v. 14c) che Dio non permetteva che Davide cadesse nelle mani di Saul. Queste parole sono come il titolo di tutto il brano: Saul può inseguire e Davide può essere inseguito, ma nello svolgimento del disegno di Dio è scritto indelebilmente che Davide resterà salvo. Nessun uomo è in grado di intervenire e cambiare il corso «teleguidato» delle cose» [Hans Wilhelm Hertzberg, I libri di Samuele, pag. 239].

Una gradita visita


La visita che Gionatan fece a Davide, (anche se non è facile spiegarla, visto l’atteggiamento ostile e determinato che Saul teneva nei confronti di Davide), oltre a non essere stata preannunciata, fu senza dubbio molto gradita.

Come ha fatto Gionatan ad andare a trovare Davide nel deserto di Zif, mettendo a rischio la sua stessa vita, da parte di suo padre, non c'è dato di sapere. La cosa importante non è sapere la strategia che Gionatan mise in campo per andare a trovare l’amico, (ammesso che la Scrittura ce lo dicesse), ma quello che egli compì, cioè fortificò la sua fiducia (quella di Davide) in Dio (v. 16).

Anche il seguito delle parole che Gionatan pronunciò a Divide, contribuirono a rasserenare l’ambiente e a rendere Davide più sicuro intorno al suo futuro.

Soprattutto le parole: Non temere; poiché Saul mio padre, non riuscirà a metterti le mani addosso (v.17), furono propizie per il difficile momento in cui l’amico si trovava. L’amicizia tra Davide e Gionatan venne rinsaldata, e, dopo che i due la strinsero alla presenza del Signore, si separarono: Gionatan ritornò a casa sua, mentre Davide rimase nel deserto con i suoi uomini.

La trama degli Zifei

Per conoscere come si sarà sentito Davide quando seppe della trama che gli Zifei concepirono contro di lui, basterà leggere il Salmo 54.

Infatti, questo Salmo, è stato composto in quella circostanza, ed è una preghiera che Davide elevò al suo Dio:

Al direttore del coro. Per strumenti a corda. Cantico di Davide, quando gli Zifei vennero a dire a Saul: «Davide non è forse nascosto tra noi?» O Dio, salvami per amor del tuo nome, e fammi giustizia per la tua potenza.
O Dio, ascolta la mia preghiera, porgi orecchio alle parole della mia bocca!
Poiché degli stranieri sono insorti contro di me e dei violenti cercano l’anima mia. Essi non tengono Dio presente davanti a loro. Pausa
Ecco, Dio è il mio aiuto; il Signore è colui che sostiene l’anima mia.
Egli farà ricadere il male sui miei nemici. Nella tua fedeltà, distruggili!
Con cuore generoso ti offrirò sacrifici; celebrerò il tuo nome, o SIGNORE, perché sei buono;
infatti mi hai salvato da ogni disgrazia, e l’occhio mio ha visto sui miei nemici quel che desideravo
(Salmo 54:1-7).

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20/01/2012 00:10

La minaccia per Davide era seria, e se Dio non fosse intervenuto a modo Suo, questa volta Davide sarebbe finito nelle mani di Saul e messo a morte.
A parte la notizia che arrivò a Davide cioè che gli Zifei avevano concordato con Saul di consegnare nelle sue mani l’uomo che egli cercava, e lo spostamento che Davide fece con i suoi uomini.

Sta di fatto che, nel giro di poco tempo, Saul con i suoi uomini, riuscì a stringere il cerchio intorno a Davide. In conseguenza dell’evolversi della situazione, e del come le cose si erano messe, la cattura di Davide era imminente.

Davide aveva chiesto a Dio di essere salvato dal pericolo degli stranieri, (gli Zifei) e da quelli che cercavano l’anima sua (Saul con i suoi uomini). Il Signore, ascoltando ed esaudendo quella supplica, predispose la sua liberazione.

Lo fece però, in un modo particolare e insolito, cioè alla Sua maniera, nel momento giusto. Il messaggio che arrivò a Saul in quel particolare momento, diceva: «Affréttati a venire, perché i Filistei hanno invaso il paese» (23:27).

Se non fosse arrivato a Saul quel messaggio, egli con i suoi uomini non avrebbe allentato il cerchio, e Davide sarebbe stato catturato sicuramente e messo a morte. Davide non aveva nessuno dalla sua parte: gli stessi Zifei, che erano anch'essi di Giuda, (e Davide probabilmente non pensava che questi l’avrebbero tradito) si erano messi d’accordo con Saul; quindi a Davide non rimaneva nessuna speranza di salvezza.

Ma poiché egli aveva invocato il suo Dio e aveva fatto di Lui il suo rifugio, nel momento che non se l’aspettava, Dio operò la sua liberazione. A Dio non mancano modi per venire in soccorso a quanti si rivolgono a Lui. Poniamo la nostra fiducia nel Suo divino intervento, e vedremo com'Egli saprà operare per il bene dei Suoi figli. A Lui l’onore e la gloria!

PS: Se al termine del capitolo 9 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura


Capitolo 10




DIVIDE RISPARMIA LA VITA DI SAUL






Quando Saul tornò dall’inseguimento dei Filistei, vennero a dirgli: «Davide è nel deserto di En-Ghedi».

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21/01/2012 00:08

Allora Saul prese tremila uomini, scelti fra tutto Israele, e andò in cerca di Davide e della sua gente fin sulle rocce delle capre selvatiche;
e giunse ai recinti di pecore che erano presso la via; là vi era una caverna, nella quale Saul entrò per fare i suoi bisogni. Davide e la sua gente erano in fondo alla caverna.
La gente di Davide gli disse: «Ecco il giorno nel quale il SIGNORE ti dice:"Vedi, io ti do in mano il tuo nemico; fa’ di lui quello che ti piacerà"». Allora Davide si alzò e, senza farsi scorgere, tagliò il lembo del mantello di Saul.
Ma dopo, il cuore gli batté per aver tagliato il lembo del mantello di Saul.
Davide disse alla gente: «Mi guardi il SIGNORE dall’agire contro il mio re, che è l’unto del SIGNORE, e dal mettergli le mani addosso; poiché egli è l’unto del SIGNORE».
Con queste parole Davide frenò la sua gente e non le permise di gettarsi su Saul. Saul si alzò, uscì dalla caverna e continuò il suo cammino.
Poi anche Davide si alzò, uscì dalla caverna e gridò dietro a Saul, dicendo: «O re, mio signore!» Saul si voltò indietro e Davide s’inchinò con la faccia a terra e si prostrò.
Davide disse a Saul: «Perché dai retta alle parole della gente che dice: "Davide cerca di farti del male?"
Ecco, in questo giorno tu vedi con i tuoi occhi che oggi il SIGNORE ti aveva dato nelle mie mani in quella caverna; qualcuno mi disse di ucciderti, ma io ti ho risparmiato e ho detto: Non metterò le mani addosso al mio signore, perché egli è l’unto del SIGNORE.
Ora, padre mio, guarda qui nella mia mano il lembo del tuo mantello. Se ti ho tagliato il lembo del mantello e non ti ho ucciso, puoi da questo vedere chiaramente che non c’è nella mia condotta malvagità né ribellione e che io non ho peccato contro di te, mentre tu mi tendi insidie per togliermi la vita!
Il SIGNORE sia giudice fra me e te e il SIGNORE mi vendichi di te; ma io non ti metterò le mani addosso.
Dice il proverbio antico:"Il male viene dai malvagi!" Io quindi non ti metterò le mani addosso.
Contro chi è uscito il re d’Israele? Chi vai tu perseguitando? Un cane morto, una pulce.
Sia dunque arbitro il SIGNORE e giudichi fra me e te; egli veda e difenda la mia causa e mi renda giustizia, liberandomi dalle tue mani».
Quando Davide ebbe finito di dire queste parole a Saul, Saul disse: «È questa la tua voce, figlio mio, Davide?» E Saul alzò la voce e pianse.
Poi disse a Davide: «Tu sei più giusto di me, poiché tu mi hai reso bene per male, mentre io ti ho reso male per bene.
Tu hai mostrato oggi la bontà con la quale ti comporti verso di me; poiché il SIGNORE mi aveva dato nelle tue mani e tu non mi hai ucciso.
Se uno incontra il suo nemico, lascia forse che se ne vada in pace? Ti renda dunque il SIGNORE il contraccambio del bene che mi hai fatto oggi!
Ora, ecco, io so che tu diventerai re, e che il regno d’Israele rimarrà stabile nelle tue mani.
Giurami dunque nel nome del SIGNORE che non distruggerai la mia discendenza dopo di me e che non estirperai il mio nome dalla casa di mio padre».
Davide lo giurò a Saul. Poi Saul andò a casa sua e Davide e la sua gente risalirono al loro rifugio (24:2-23).

Saul alla carica per catturare Davide


Passata la bufera per Davide ed avendo ottenuta una gloriosa liberazione dal suo Dio, con i suoi uomini va ad abitare nelle fortezze di En-Ghedi.

Nonostante che Saul avesse lasciato Davide nel deserto di Maon, nel momento in cui stava per catturarlo, quando ritornò dalla sconfitta dei Filistei, lungi dal rassegnarsi, è più che mai deciso e determinato a dargli nuovamente la caccia. Non lo fa solamente per il suo ardente zelo nel portare a termine la sua impresa, ma anche perché segue il “consiglio” di certe persone che lo incoraggiano a continuare la sua azione persecutoria contro Davide, credendo soprattutto che questi cercasse di fargli del male (v. 10). I tremila uomini che scelse da tutto Israele, sono la dimostrazione di quanto è stato determinato Saul a catturare Davide.

Non si limitò solamente a cercarlo in pianura; si portò fino sulle rocce delle capre selvatiche (v. 3). La differenza degli uomini che erano con Davide e quelli che disponeva Saul, era enorme: Davide ne aveva seicento, mentre Saul ne disponeva tremila.

Saul pensava che con questo numero rilevante di uomini, avrebbe avuto più possibilità di arrivare nel suo intento. Però, egli non conosceva il detto del profeta: ”Non per potenza, né per forza, ma per lo spirito mio", dice il SIGNORE degli eserciti (Zaccaria 4:6), per dare una giusta valutazione alla situazione.

«Nel deserto di Giuda non mancano certo le grotte; tra queste ve ne sono alcune che, per così dire, si sviluppano per camere successive: attraverso corridoi in parte ostruiti da terriccio l’ingresso della grotta comunica con altre grotte più interne» [Hans Wilhelm Hertzberg, I libri di Samuele, pagg. 242-243].

In una di queste grotte Saul entra per fare i suoi bisogni. Egli però non sa che proprio in quella grotta, in fondo, si trova Davide con i suoi uomini. Erano tutti i seicento uomini che aveva Davide, o erano solamente alcuni di loro?

«Forse non tutti i suoi seicento uomini ma soltanto pochi dei suoi amici intimi, mentre il resto era sparso altrove in rifugi simili» [M. Henry, Commentario Biblico, Vol. 3, pag. 497].

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22/01/2012 00:13

Davide taglia il lembo del mantello di Saul

Non appena Saul entra nella grotta, e gli uomini di Davide lo riconoscono, non perdono tempo a dire al loro capo:

«Ecco il giorno nel quale il SIGNORE ti dice:"Vedi, io ti do in mano il tuo nemico; fa’ di lui quello che ti piacerà"» (v. 5).

Il consiglio che quegli uomini diedero a Davide, in quel giorno, lungi dall’essere la “parola del Signore”: il SIGNORE ti dice, come loro credevano, era addirittura malvagio, con conseguenze disastrose per la vita e il futuro di Davide, se quest’ultimo l’avesse eseguito.

Anche se Davide, a sentire quelle parole si alzò..., e andò subito verso Saul, (gesto, che in un primo momento ci fa pensare che in quel giorno si sarebbe potuto vendicare), però, seguendo il racconto biblico, si sa che ciò non avvenne, ma si limitò solamente a tagliargli il lembo del mantello.

A questo punto è naturale chiedere: Come mai che Davide non tagliò la testa a Saul, come i suoi uomini gli avevano sugerito di fare, poiché quella era l’occasione proprizia per vendicarsi del suo nemico?

Se questo non avvenne, qualcosa sarà successo sicuramente nell’intimo di Davide, che lo fece astenere dal compiere quel crimine.

D’altra parte, Davide non è l’uomo “delle vendette”; non è la persona che trova il suo piacere nel fare del male, come in seguito dirà chiaramente.
Egli ha invece, tutte le caratteristiche di non “rendere male per bene”, di essere molto sensibile, soprattutto alla voce interiore dello Spirito di Dio.

Anche se il racconto biblico non ci rivela quello che è passato nella mente di Davide prima che arrivasse da Saul, non è però difficile, pensare (almeno supporre), che in quella particolare circostanza, il Signore avrà illuminato i suoi sentimenti, per indurlo a fargli tagliare solamente parte del mantello, e fargli chiaramente capire, che la vendetta doveva lasciarla nelle Sue mani, il solo che ha il diritto di esercitarla (cfr. Romani 12:19; Deuteronomio 32:35; Ebrei 10:30).

Il Salmo 43, che Davide compose per quella circostanza, ci aiuta a capire quello che accadde nella sua mente e nel suo cuore, prima che impugnasse la sua spada, per poi tagliare il lembo del mantello di Saul, anziché decapitarlo. Ecco le parole del Salmo:

Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente malvagia; liberami dall’uomo falso e malvagio.
Tu sei il Dio che mi dà forza; perché mi hai abbandonato? Perché devo andare vestito a lutto per l’oppressione del nemico?
Manda la tua luce e la tua verità, perché mi guidino, mi conducano al tuo santo monte e alle tue dimore.
Allora mi avvicinerò all’altare di Dio, al Dio della mia gioia e della mia esultanza; e ti celebrerò con la cetra, o Dio, Dio mio!
Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me? Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio
(Salmo 43:1-5).

Il fatto stesso che dopo aver tagliato il lembo del mantello, il cuore di Davide gli batté, rappresenta la prova che solo per compiere quel gesto, si sentiva in colpa, per il semplice fatto che quell’indumento apparteneva all’unto del Signore.

Compreso questo, Davide non ha nessuna esitazione, non solo nel dire ai suoi uomini, che il Signore lo guardi dall’agire contro il re suo signore, ch’è anche l’unto del Signore, e dal mettergli le mani addosso, ma anche di impedire ai suoi uomini di gettarsi su Saul, per giustiziarlo (vv. 7-8).

Queste ultime parole, ci fanno comprendere che gli uomini di Davide, oltre ad essere determinati a mettere le mani addosso a Saul per farlo morire, erano anche persone crudeli e senza misericordia.
Quando la luce del Signore illumina i nostri sentimenti, e l’errore viene evidenziato, sarà molto facile, non solo di opporci ad un consiglio malvagio, ma anche di impedirne ad altri di eseguirlo.

La dimostrazione che Davide è l’uomo che fa il bene

Non appena Saul esce dalla grotta per ritornare dai suoi uomini, Davide, uscendo anch’egli dallo stesso luogo, con il lembo del mantello di Saul in mano, grida all’indirizzo del re, per fargli sapere che in quel giorno gli aveva risparmiata la vita.

Mostrando il pezzo del mantello tagliato a Saul, Davide ha voluto dargli la dimostrazione che in quel giorno, se avesse voluto, l’avrebbe potuto benissimo uccidere. Notate l’atteggiamento che Davide assunse in quel giorno davanti a Saul.

Le prime parole che pronuncia, sono di chiamare Saul: «O re, mio signore!» E successivamente: padre mio. Questo sta a significare che egli non aveva dimenticato di riconoscere l’autorità di Saul, non solo quale re d’Israele, ma anche sulla sua vita, in qualità di membro della famiglia d’Israele, oltre ad essere anche suo genero.

Il fatto poi che Davide si inchina e si prostra con la faccia a terra, questo dimostra la sua umiltà e il rispetto che ha verso Saul, non solamente in riferimento al fatto che egli è il suo re e il suo signore, ma soprattutto nella consapevolezza che egli è anche l’unto del Signore.

Si continuerà il prossimo giorno...
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23/01/2012 00:05

Quando Davide finì di parlare a Saul, (e in quel giorno egli ebbe tanta pazienza e tanta forza di ascoltarlo fino in fondo, senza interromperlo), davanti alla prova che egli gli fornì, Saul non poté fare a meno di riconoscere che Davide era più giusto di lui e che gli aveva reso bene per male, in cambio dell'ingiustizia che lui gli aveva dimostrato (vv. 18,20).

Prima che i due, Saul e Davide, si separassero, perché ognuno se ne andasse per la propria via, Saul fece un’affermazione, che sicuramente non avrebbe mai fatto in altri tempi, cioè: che Davide sarebbe diventato il re d’Israele e che il suo regno sarebbe rimasto stabile nelle sue mani (v. 21).

Per Davide che sapeva da diversi anni, che Dio lo aveva scelto per quella carica, non fu certamente una sorpresa: fu solamente un prendere atto, che quel giorno, non sarebbe stato tanto lontano.

Saul, pensando che in seguito Davide avrebbe potuto vendicarsi sulla sua casa, le chiese di giurare nel nome del Signore, che non avrebbe fatto scomparire la sua discendenza.

Siccome questo non era nelle intenzioni di Davide fare una simile cosa, egli non ebbe nessuna difficoltà a giurarglielo. La prova che Davide mantenne la sua parola, si trova in 2 Samuele capitolo 9.

BUONE LEZIONI DA IMPARARE


Il racconto che abbiamo appena esaminato, ci può dare delle buone lezioni di vita pratica.

1. Bisogna avere discernimento per non accondiscendere a compiere certe azioni, che potrebbero essere interpretate come se si volesse praticare: occhio per occhio e dente per dente. Un buon consiglio ci risparmierà da fare decisioni affrettate, con conseguenze disastrose; mentre accettare un suggerimento umano, privo di amore e di compassione, potrebbe indurci a compiere azioni non gradite al Signore.
Per una buona riflessione su consigli malvagi, si leggano i seguenti testi:Numeri 31:16; 1 Re 12:10; 12:28; 2 Cronache 22:3; Giobbe 2:9; Marco 6:24).

2. Farsi giustizia con le proprie mani, non è consigliabile, sotto il profilo umano e soprattutto tenendo presente quello che dice la Parola del Signore. Per quanto riguarda l’aspetto umano, anche se a volte potrebbe essere giustificato, non bisogna dimenticare che ci sono i magistrati, chiamati anche ministri di Dio (Romani 13:4), che sono stati costituiti per amministrare la giustizia.
Quando poi pensiamo che Dio è il giusto giudice, Colui che sa riconoscere chi ha torto e chi ha ragione, maggiormente dobbiamo rimettere nelle Sue mani ogni cosa, e aspettare che Egli dica l’ultima parola, la sola che ha valore per questa vita e per l’eternità.

3. Manifestare rispetto e sottomissione verso le autorità costituite, questo è una buona testimonianza e una dimostrazione di ossequio alla Parola di Dio e di avere un comportamento cristiano.
Anche se a volte si possono ricevere offese e torti immeritati, è sempre auspicabile assumere atteggiamenti che non diano adito al sospetto e all’odio.

4. La maldicenza e le false accuse, quando si manifestano e prendono corpo di credibilità, bisogna stroncarle subito e trattarle nella stessa maniera come li tratta Dio, attraverso quello che Egli ha fatto scrivere nella sua Parola.

Ci sono sei cose che il Signore odia, anzi sette gli sono in abominio:
gli occhi alteri, la lingua bugiarda, le mani che spargono sangue innocente,
il cuore che medita disegni iniqui, i piedi che corrono frettolosi al male,
il falso testimone che proferisce menzogne, e chi semina discordie tra fratelli
(Proverbi 6:16-19).

Ecco cosa dice la Bibbia a proposito della maldicenza:
Tu li nascondi all’ombra della tua presenza, lontano dalle macchinazioni degli uomini; tu li custodisci in una tenda, al riparo dalla maldicenza (Salmo 31:20).

Voglio dunque che le vedove giovani si risposino, abbiano figli, governino la casa, non diano agli avversari alcuna occasione di maldicenza (1 Timoteo 5:14);

è un orgoglioso e non sa nulla; ma si fissa su questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contese, maldicenza, cattivi sospetti (1 Timoteo 6:4);

Sbarazzandovi di ogni cattiveria, di ogni frode, dell’ipocrisia, delle invidie e di ogni maldicenza (1 Pietro 2:1).

Per quanto riguarda le false accuse, si possono prendere come esempio, tre testi che si riferiscono all’apostolo Paolo, dato che sono risultate false.

I Giudei si unirono anch’essi nelle accuse, affermando che le cose stavano così (Atti 24:9).

I capi dei sacerdoti e i notabili dei Giudei gli presentarono le loro accuse contro Paolo (Atti 25:2).

Quand’egli giunse, i Giudei che erano scesi da Gerusalemme lo circondarono, portando contro di lui numerose e gravi accuse, che non potevano provare (Atti 25:7).

Non ricevere accuse contro un anziano, se non vi sono due o tre testimoni (1 Timoteo 5:19).

Quest’ultimo testo mette in guardia di non formulare un giudizio, in conformità ad una falsa accusa, se non ci sono due o tre testimoni.

5. La bontà verso qualcuno non si manifesta con le semplici parole, ma con azioni tangibili. Le sole parole a volte possono mascherare la realtà; mentre le azioni, che altri possono vedere e giudicare, rivelano se sono buone o cattive.
Come metro di paragone, va sempre presa la Parola di Dio: Altri ti lodi, non la tua bocca; un estraneo, non le tue labbra (Proverbi 27:2).

Anche se il bene non è sempre apprezzato, tuttavia il bene produce sempre i suoi frutti:

«se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo».
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene
(Romani 12:20-21).

PS: Se al termine del capitolo 10 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura. Inoltre, per chi volesse continuare a leggere gli altri 10 restanti capitoli che compongono il libro, potrà rivolgersi all’Editrice Hilkia, presso la quale è disponibile questa pubblicazione, a un modestissimo prezzo di 3,00 euro. Grazie!
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